22 agosto 2021: da Spoleto a Terni con visita all’Abbazia S.Pietro in Valle e al Museo delle Mummie di Ferentillo

 

22 agosto 2021: da Spoleto a Terni con visita all’Abbazia S.Pietro in Valle
e al Museo delle Mummie di Ferentillo

Attraverso la ex ferrovia e la Green Way del Nera

 

Escursione di 1 giorno il 22 agosto 2021 con partenza da Spoleto (eventuale treno+bici) e arrivo a Terni con rientro in treno+bici fino a Spoleto o Perugia.

RISERVATA SOLO AI SOCI FIAB

 

Ritrovo e partenza: appuntamento ore 8.30 a Spoleto piazzale stazione FS, partenza alle 8.45 (Chi volesse arrivare a Spoleto in treno, la partenza è alle ore 7:23 da Perugia Fontivegge)

Lunghezza: circa 60 km – dislivello circa 800 metri

Difficoltà: media

Tipologia del fondo stradale: 75% sterrato in buone condizioni, 25% asfalto

Tipologia delle strade: quasi esclusivamente strade e itinerari ciclabili, ultimi 7 km di strada statale

Biciclette consigliate: MTB, gravel, sia muscolari che ebike

Attrezzatura: luci, casco, borraccia/e

Caratteristiche: percorso quasi tutto all’ombra. Principali difficoltà: salita iniziale di 7,5 km con pendenza costante 4-4,5%; salita di 1 km al 4,5% per arrivare a S.Anatolia di Narco; salita di 1,3 km al 7,5% per arrivare all’abbazia di S.Pietro in Valle.

Ritorno: treno da Terni alle ore 19.11 con arrivo a Spoleto alle 19.41 (il treno prosegue poi per Foligno e Perugia con arrivo alle 20.47 senza cambi)

Quote di partecipazione:

  • Euro 20 – comprende ingresso ai musei, guida e viaggio in treno da Terni a Spoleto con supplemento per il trasporto bici, assicurazione infortuni
  • Per chi intende partire e tornare in treno da Perugia la quota è di Euro 30 e comprende tutti i biglietti ferroviari necessari.

Iscrizioni: ai fini dell’organizzazione dei viaggi in treno e delle visite ai musei occorre prenotare entro martedì 17 agosto pagando anticipatamente la quota di iscrizione. In caso di rinuncia o impossibilità a partecipare sarà rimborsato il 50% della quota, in caso di annullamento per maltempo o altre cause sarà rimborsato il 100% della quota.

Per iscriversi mandare una mail a info@fiabperugiapedala.org lasciando anche un recapito telefonico o chiamare al n. 333-2695370 o al n. 340-4685071 o al n. 347-3252085. Riceverete successivamente le istruzioni per il pagamento.

IMPORTANTE: Per tutti è previsto il trasferimento in treno da Terni a Spoleto. All’atto dell’iscrizione specificare se è necessario anche il trasferimento in treno da Perugia a Spoleto la mattina e da Spoleto a Perugia.

  

DESCRIZIONE DEL PERCORSO

Descrizione del percorso: si parte dalla stazione FS di Spoleto, si passa davanti alla stazione della ex Ferrovia Spoleto-Norcia oggi adibita a museo e si imbocca la ex ferrovia.
Inizia una salita di circa 7,5 km con pendenza media del 4,25% molto regolare e pedalabile. Quasi in vetta c’è la ex stazione Caprareccia con fontanella.
Si imbocca quindi la galleria di valico di 2 km in piano. Usciti dalla galleria inizia la discesa che comprende alcune gallerie in curva. In fondo alla discesa piccola deviazione causa frana su strada ben battuta con pendenza più pronunciata.

Attraversata la statale si sale verso il paese di Sant’Anatolia di Narco, salita regolare su asfalto di circa 1 km al 4,5%. Il paese, totalmente ristrutturato e ben tenuto, merita un fugace attraversamento lungo i suoi vicoli. Possibilità di rifornimento idrico.

Dal paese si imbocca la Green Way del Nera direzione cascata delle Marmore. E’ un percorso caratterizzato per lo più da strade bianche ad uso promiscuo con qualche breve saliscendi alternato a brevi tratti di sentiero ben battuto. C’è solo un punto che è franato e nonostante gli avvisi di chiusura si può attraversare (una decina di metri è bene farli conducendo la bici a mano).

Dopo una decina di km durante i quali si attraversa il bel borgo di Scheggino, si lascia la Green Way del Nera per prendere la statale per 2-300 metri prima di svoltare a sx per imboccare la strada che sale all’Abbazia di San Pietro in Valle. Qui c’è una salita di 1,3 km al 7,5% abbastanza dura. A metà salita è presente una fontanella.

L’Abbazia è ora destinata a residenza d’epoca privata e resta visitabile la chiesa con il suo chiostro. Il luogo è molto panoramico.

Si riscende verso la statale e si torna indietro per circa 600 metri per riprendere la Green Way del Nera da dove si era lasciata e si prosegue verso Ferentillo dove si arriva dopo 5 km.

A Ferentillo si può visitare l’originale Museo delle Mummie

Da Ferentillo, sempre attraverso la Green Way del Nera si raggiunge prima Arrone dove si può organizzare una visita al borgo e poi il parcheggio delle Cascate delle Marmore da dove è visibile la cascata principale. Da lì ci sono circa 7 km di statale per raggiungere la stazione di Terni per prendere il treno del ritorno.

Note: Il percorso è quasi tutto all’ombra, l’unico tratto esposto al sole è la salita all’Abbazia di San Pietro in Valle.

La prima parte di circa 17 km è la parte più bella della ex ferrovia che con i suoi viadotti e il suo tracciato sinusoidale regala scorci e panorami notevoli.

La seconda parte è per lo più all’interno di boschi con alcuni tratti in cui si costeggia il fiume.

 

Planimetria



 Altimetria

 Dislivello positivo: circa 830 metri

 

tracciato gpx



I luoghi visitati


Ex Ferrovia Spoleto-Norcia



Per tipologia di tracciato, soprattutto nella sua prima parte, la ferrovia Spoleto-Norcia ricorda alcune ferrovie montane svizzere. Il progetto definitivo fu infatti redatto dall'ingegnere svizzero Erwin Thomann, progettista della Ferrovia del Lötschberg. I lavori di costruzione iniziarono nel 1913 e furono rallentati dagli effetti della prima guerra mondiale: l'inaugurazione della ferrovia avvenne solo il 1º novembre del 1926 e la durata del viaggio da Spoleto a Norcia era di circa 2 ore.

L'esercizio ferroviario fu sospeso a causa della seconda guerra mondiale che infierì pesantemente sulla piccola ferrovia: nel 1942 sia i tedeschi che gli alleati provocarono danni a tre delle cinque elettromotrici, ad alcune rimorchiate e carri merci e misero fuori uso la sottostazione elettrica. Alla fine del 1945 si poté riprendere servizio utilizzando provvisoriamente l'alimentazione a 3000 volt delle Ferrovie dello Stato per sopperire alla distruzione della sottostazione di Piedipaterno. Nel 1952 vennero stanziati i fondi per l'ammodernamento su quattro elettromotrici e altri mezzi, sostituzione delle pensiline dei binari, stazioni, caselli e la ricostruzione della sottostazione elettrica a Piedipaterno. Il servizio andava comunque riducendosi e nel 1962 il Ministero istituì un servizio di autotrasporti in concomitanza con l'ammodernamento del tratto stradale segnando la fine della ferrovia. Nel 1968 il Ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfaro firmò il decreto di chiusura.

Nel 2006 il comune di Spoleto iniziò l'opera di "messa in sicurezza" del dismesso tracciato ferroviario da Spoleto a Piedipaterno con trasformazione in percorso ciclopedonale i cui primi 34 chilometri vennero inaugurati nel 2014.

Per le sue caratteristiche plano-altimetriche la ferrovia Spoleto-Norcia può definirsi una ferrovia alpina e rappresenta un piccolo gioiello di ingegneria ferroviaria: infatti lungo il percorso relativamente breve di 51 chilometri vennero costruite ben 19 gallerie, con quella di valico nei pressi di Caprareccia di quasi 2 chilometri, e 24 ponti e viadotti ingegneristicamente avveniristici e di grande pregio architettonico, con vari tratti di linea elicoidali, simili a quelli che si trovano spesso nelle ferrovie svizzere, e pendenze fino al 45 per mille nel tratto tra Spoleto e la valle del fiume Nera; per queste ragioni era chiamata anche il Gottardo dell'Umbria. Per ragioni di economia venne armata con rotaie tipo Vignole da 18 kg per metro lineare. Lo scartamento ridotto di 950 mm fu adottato principalmente per contenere il raggio di curvatura in molti tratti del percorso: in tal modo le spese di realizzazione furono mantenute più basse.

Oggi la stazione di Spoleto città è diventata Museo della Ferrovia e Centro di Documentazione Ferroviaria e contiene al suo interno oltre a numerose mappe e progetti, alcune attrezzature e suppellettili. La stazione di Sant'Anatolia di Narco, porta d'accesso dell'alta Valnerina è stata adibita a punto d'informazione a supporto delle strutture recettive della zona e delle attività sportive legate alla pesca, data la loro vicinanza al fiume Nera; la stazione di Serravalle è centro servizi per gli sport ambientali (rafting e trekking coi muli).



Abbazia San Pietro in Valle

Tra la fine del V sec. e l'inizio del VI sec. , giunsero in Valnerina e nella Valle Spoletana un gruppo di 300 eremiti fuggiti dalla Siria a causa della perseuzione dell'Imperatore Anastasio I Dicoro Monofista. Alcuni di loro scelsero come primi luoghi di insediamento le grotte naturali o gli edifici romani abbandonati qua e la lungo la vallata e fondarono così le prime lauree eremitiche seguendo la regola di San Basilio. Fu così che sorse il primo romitorio nell'area dove oggi si trova l'Abbazia di San Pietro in valle (forse sulle rovine di un tempio romano) alla quale probabilmente partecipò anche il Duca Longobardo di Spoleto Faroaldo I.

La leggenda di fondazione, di origine benedettina, vuole invece che sia stato il Duca longobardo Faroaldo II nell'VIII sec. a edificare l'Abbazia dopo un sogno in cui San Pietro gli ordinava di erigere un Monastero in suo onore ove avesse incontrato un eremita di nome Lazzaro.

Il Duca, incontrato il Santo Eremita che aveva perso da poco il suo compagno anacoreta e cugino Giovanni, oltre a fondare l'Abbazia come indicatogli nel sogno, decise di ritirarvisi a vita monastica e quando morì fu sepolto all'interno di un sarcofago romano (ancora oggi presente) nella Chiesa Abbaziale. Molti altri duchi longobardi seguirono il suo esempio e dopo il ritiro a vita monastica si fecero seppellire presso il monastero che ad oggi può fregiarsi dell'appellativo di Mausoleo dei Duchi longobardi di Spoleto.

Con la fine del Regno longobardo e con le successive distruzioni saracene del IX sec. l'Abbazia cadde in rovina e venne restaurata solo nel X/XI sec. per volere di Ottone III prima e di Enrico II poi. L'Abbazia fu gestita sia dall'Ordine Benedettino che da quello Cistercense e nel XIV sec., rimessa sotto il controllo del Capitolo Lateranense, fu affidata alla Famiglia Ancaiani di Spoleto. Oggi il Complesso Abbaziale è divenuto un eccellente Residenza d'epoca con la Chiesa Abbaziale restaurata e visitabile tutti i giorni.

All'interno della Chiesa Abbaziale si possono ammirare opere d'arte di varie epoche come i sei sacofagi romani di III/IV sec.  e i materiali di reimpiego romani, longobardi e carolingi con cui era costruito l'originario edificio. Di inestimabile valore è il Paliotto d'altare longobardo detto di “Ursus Magester” e il ciclo di affreschi Romanico della metà del XII sec. presente nella navata con storie dell'Antico e Nuovo Testamento (completamente restaurato e studiato dall' Istituto Centrale del Restauro nei primi anni 90). Nei pressi dell'Abbazia si possono osservare ancora oggi le grotte dove gli eremiti vissero prima dell'edificazione del monastero.

Gli storici dell’arte sono tutti concordi nell’assegnare all'Abbazia di San Pietro in Valle il sigillo di “Unicum” per i reperti che gelosamente conserva al proprio interno, di generi ed epoche differenti tra loro.  L'Abbazia di San Pietro in valle è entrata a far parte nel 2014 dell'Associazione Italia Langobardorum, struttura che gestisce il sito “I Longobardi in Italia .I luoghi del potere (568-774 d.C.)”.

 

Museo delle Mummie

La cripta della chiesa di Santo Stefano, oggi Museo delle Mummie di Ferentillo, nasce a seguito della grande fioritura urbanistica ed artistica del paese voluta dalla famiglia Cybo sul finire del XV secolo (in particolare con Lorenzo e Franceschetto Cybo). Questo progetto urbanistico prevedeva l'edificazione di nuove chiese in tutto il territorio ferentillese, di cui una, dedicata a Santo Stefano, sarebbe stata costruita presso il Borgo di Precetto in un’area che ospitava una chiesa medievale del XIII Sec. La chiesa medievale non venne però demolita, al contrario fu utilizzata come base per le fondamenta del nuovo luogo di culto. Gli spazi modificati ed occupati dai pilastri resero possibile un utilizzo alternativo della chiesa inglobata dalla nuova struttura, che divenne infatti cripta sepolcrale della chiesa “superiore”.

La cripta fu quindi riempita con della terra (probabilmente materiali di risulta della lavorazione della pietra utilizzata per edificare la chiesa superiore) che andò a modificare inevitabilmente il livello del pavimento originario.

Dal XVI sec. in poi vennero qui inumati tutti i defunti del Borgo di Precetto (la pratica del seppellimento spettava presumibilmente all'Ordine dei frati minori Cappuccini) fino a quando l'emanazione dell'Editto napoleonico di Saint Cloud “Décret Impérial sur les Sépultures” esteso all'Italia nel 1806 , vietò qualsiasi sepoltura all'interno delle mura cittadine e vennero istituiti i cimiteri extraurbani (l'ultima sepoltura nella cripta è avvenne il 18 Maggio 1871).

Oltre a vietarne la sepoltura fu ordinata la riesumazione dei corpi all'interno della cripta e solo in quel momento si poté constatare la perfetta mummificazione di alcuni di essi. La cripta presenta ancora oggi elementi architettonici ed artistici risalenti alla fase della chiesa medievale del XIII sec. Si possono notare infatti l'antico portale di ingresso, i resti dell'abside (demolito per fare spazio ai pilastri) e gli affreschi del XIV e XV sec. Il pavimento è costituito dalla terra utilizzata per le sepolture compattatasi in seguito all'azione di sgocciolamento dell'acqua sorgiva di montagna che penetra attraverso il soffitto (sul lato Nord si può notare la roccia viva a cui è appoggiato l'edificio). Dal momento della sua scoperta (specialmente dal XIX sec.) questo luogo è divenuto famoso per la collezione dei corpi mummificati tanto da suscitare l'interesse di numerosi studiosi e di moltissimi visitatori. È proprio per questo grande interesse che nel 1992 è stato deciso di dar vita ad una nuova musealizzazione e di utilizzare nuove teche espositive per la conservazione dei corpi. Ad oggi la Cripta - Museo delle Mummie di Ferentillo è uno dei musei più visitati in Umbria.

IL PROCESSO DI MUMMIFICAZIONE Dopo l'emanazione dell'Editto Napoleonico di Saint Cloud “Décret Impérial sur les Sépultures”, esteso all'Italia nel 1806 , iniziò l'esumazione dei morti sepolti nella Cripta. Fu così che avvenne la sensazionale scoperta... gli individui esumati erano completamente mummificati. I corpi, di colore giallastro, ad una prima ispezione autoptica rivelavano che la loro mummificazione era completamente spontanea e che era dovuta principalmente ad un'essiccazione totale delle parti molli. Oltre a conservare la pelle, alcuni di essi presentavano ancora intatte le unghie, i denti, le orecchie, le labbra, gli organi genitali, la barba ed i capelli. Molti furono gli studiosi che sul finire del XIX sec. si recarono a Ferentillo per studiare questo fenomeno, tra cui due fisici dell'Accademia dei Lincei, il Dott. Carlo Maggiorani (1800 – 1885) ed il Dott. Aliprando Moriggia (1830 – 1906), supportati dal chimico Vincenzo Latini (1805 – 1862). Quest’ultimo svolse analisi chimiche del suolo che evidenziarono come questo fosse principalmente composto da sali di calcio, da calcare e da argilla. Secondo questi studi la natura igroscopica (che attrae l’acqua) del suolo avrebbe favorito la disidratazione dei cadaveri sepolti, mentre l’ambiente fresco ed asciutto, ventilato attraverso finestre continuamente aperte, avrebbe potenziato il processo. Probabilmente influenzati anche dalle osservazioni sulle mummie di Venzone, essi pensarono che – oltre ai fattori fisici evidenziati – la crescita di funghi potesse aver giocato un ruolo nell’essiccazione dei corpi. Potrebbe anche essere supposto che i corpi sepolti in un suolo ricco di ossido di calcio si siano conservati grazie all’inattivazione degli enzimi conseguente all’alterazione del grado di acidità. I corpi venivano infatti seppelliti a diretto contatto con il terreno (solo alcuni sono stati rinvenuti in bare), disposti lungo il perimetro murario e lasciati decomporre per poi poter tumulare i resti nell'ossario della Cripta. Ad oggi si contano 24 mummie umane (tre sono esposte presso il Museo Anatomico dell'Università di Perugia) che comprendono uomini, donne e bambini come pure 10 teste conservate, più di 270 teschi, una bara sigillata e due volatili mummificati a seguito di esperimenti effettuati nel secolo scorso. Durante gli ultimi interventi di pulitura e manutenzione della Cripta sono state rinvenute delle sepolture nella sala antecedente la Cripta forse destinate ai non battezzati. Le mummie sono attualmente in fase di studio da parte del Dott. Dario Piombino–Mascali (Università di Vilnius) .

 

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